Non vi è dubbio che i fiori molto precoci destano l’interesse del giardiniere appassionato come e più di altre affascinanti corolle che però sbocciano quando tutto o quasi è disponibile. L’umile bucaneve per esempio, è uno dei primissimi e colora il sottobosco quando ancora il ghiaccio non ha deciso a mollare la presa e talvolta la neve si dilunga sui pendii freddi della collina. Il bucaneve, a cui poco importa della temperatura, ha il suo orologio biologico che gli suggerisce di aprire le candide corolle tutte insieme, ed è spettacolo. Sotto le latifoglie, in qualche vecchio giardino e dove il terreno sia fertile, profondo e umido, il manto di Galanthus nivalis assomiglia ad una tardiva spruzzata di neve, da qui il suo nome, dal greco Gala, latte, e anthos, fiori. Si tratta proprio di un bel fiore, ma lo è ancora di più quando è riunito in grandi macchie: centinaia o migliaia di piante, alte non più di 10-12 cm, con foglie lineari verde glauco, i fiori allungati con i tepali interni più corti dei tre esterni. Da non confondere con Leucojum vernum (il falso bucaneve), un’altra graziosa specie della famiglia delle Amaryllidaceae, facilmente riconoscibile per le corolle tonde con tutti i tepali della stessa dimensione, bianchi e macchiati di verde all’apice. I bucaneve in natura sono purtroppo sempre più rari, ma non è difficile coltivarli in giardino, dove basterà qualche manciata di bulbi piantati abbastanza profondi (5-8 cm) in terreni luminosi d’inverno ma ombrosi d’estate, quindi sotto delle mature caducifoglie. Solitamente si piantano in autunno, per avere una prima lieve fioritura primaverile, ma se l’inverno è stato secco possono anche decidere di non fiorire per quell’anno. Chi ha dimenticato di farlo in autunno, e riuscendo a reperire ancora qualche bulbo ben conservato in ambiente fresco e umido, ora e fino a tutto marzo, potrebbe metterli a dimora, ovviamente per goderne la fioritura il prossimo anno. Se la stagione primaverile-estiva decorre asciutta bisogna di tanto in tanto inumidire il terreno, mentre in terreni mediamente fertili non occorrono concimazioni, ma se proprio vogliamo pensare di aver fatto tutto a dovere, basterà un po’ di composto maturo sfarinato qua e là, oppure del letame disidratato e in polvere (costa poco e va bene). Se il terreno e la copertura arborea è di loro gradimento non sarà difficile vederli aumentare di numero e in pochi anni averne una grande macchia che annuncerà la fine dell’inverno con la prima spruzzata di fiori della neve.
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