Tutte le campanule gradiscono un substrato fertile, quindi si dovranno utilizzare nelle nicchie più abbondanti, anche se sanno adattarsi (diminuendo il numero di fiori) alle situazioni più estreme. Poco utilizzato (almeno in Italia), forse perché poco longevo, è l’Erinus alpinus, una piccola perenne semi sempreverde, dall’esuberante fioritura rosa, viola o bianca a seconda delle varietà. In un muro a secco che si rispetti non dovrà mancare, perché i semi che cadono nelle fessure vicine sanno facilmente dare vita ad altre piantine, che coloreranno la pietra dalla fine della primavera a metà estate, e se le condizioni climatiche lo permettono, anche nel tardo autunno. Molto più ricercata è invece la Lewisia nelle numerose specie e ibridazioni disponibili nei vivai, amante delle posizioni soleggiate e poco adattabile all’umidità invernale, non mancherà di stupire anche il giardiniere più navigato per la particolarità e abbondanza di fiori che produce ogni singola pianta dalla metà della primavera all’estate, per ripetersi spesso in autunno. La grande variabilità nelle tonalità e nelle screziature e variegature di queste piccole Portulacaceae ancora poco conosciute, le rendono appropriate per formare piccole collezioni anche in vaso o nel giardino roccioso. Le più facilmente reperibili sono La Lewisia cotyledon, quella che attualmente presenta il più alto numero di cultivar in tutte le colorazioni, bianco, rosso, giallo, rosa ecc; segue la L. longipetala ibrida “Little Plum” dai brillanti colori rosa, salmone, rosa e arancio.
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