Molte volte presi dallo sconforto per una lunga attesa senza risultati tutto termina nel compostatore, terriccio ammuffito e semi cocciuti. Male, perché avendo avuto ancora pazienza (un anno o più) qualcosa sarebbe germogliato. E’ il caso della tappezzante Acaena in quasi tutte le sue specie (inermis, magellanica, microphylla ecc), del Galanthus (nivalis, graecus, plicatus), della Euphorbia (myrsinites, characias, polychroma ecc), della Fritillaria (imperialis, meleagris, persica, raddeana ecc). Per questa categoria di piante sarebbe necessario praticare la cosiddetta “stratificazione” cioè si pongono i semi in strati sotto della sabbia tenuta umida e non troppo esposta alle intemperie, ma comunque all’aperto. Solo quando si noterà la prima germinazione, il tutto verrà distribuito su un letto di coltura più congeniale alla specie e comunque più fertile. Sono quasi sempre perenni che acquistiamo belle e pronte nei vivai, ma il piacere di vederle nascere dai nostri semi è senza dubbio molto gratificante, anche se l’attesa è lunga. Al contrario ci sono perenni che germinano sempre molto velocemente, garantendo loro solo una mediocre umidità e della temperatura media sui 18-20°C. Queste facili piante sono per esempio gli Alyssum, le Aquilegia, le Arabis, gli Aster, molte specie e varietà di Campanula, quasi tutti i Dianthus e le Digitalis in circolazione, le Gaillardia, Le Gypsophila, i Lychnis, le Nepeta, le Oenothera, i Papaver. Quasi tutti noi raccogliamo i semi man mano che maturano immagazzinandoli fino alla semina autunnale o primaverile, ma per alcune piante è necessaria la semina immediata, come avverrebbe in natura lasciando fare alle piante. E’ il caso di Viola odorata, Adonis vernalis, Anemone nemorosa, Caltha palustris, Dicentra spectabilis, Helleborus niger, ecc. Naturalmente esistono altre “pratiche” più specialistiche per forzare la germinazione dei semi riottosi, ma si tratta di sostanze poco raccomandabili per l’appassionato. I professionisti intervengono talvolta con l’utilizzo di nitrato di potassio, di acido abscissico (ABA), di acido giberellico, di etilene e glicole di polietilene. Oppure ancor più vigorosamente con la scarificazione, cioè la “limatura” con carta vetrata o materiale abrasivo sui tegumenti dei semi, così da renderli più permeabili all’acqua che altrimenti non vi penetrerebbe. Meno pericoloso, ma non per i semi, è l’immersione in acqua calda (60-70°C) per un tempo limitato 10-20 minuti; è il caso dei semi di Lupinus, che oltre ad “ammorbidirne il tegumento superficiale, ne elimina le eventuali presenze di virosi o funghi aggressivi. Ogni appassionato di giardinaggio ha le sue piccole riserve di seme in qualche barattolo o cassetta nel magazzino, saperne fare un buon uso richiede anche la sperimentazione, per cui è auspicabile rivolgersi alla terra con umiltà tentando anche con caparbia volontà la riuscita di semine difficili. Queste poche indicazioni non sono certo sufficienti per risolvere certi “dilemmi” che attanagliano il nostro passatempo migliore, quindi ci si abbandoni volentieri alla semina di specie difficili, ma ricordiamoci un fondamento importante: non si butti mai via nulla, perché spesso là dove le dimenticate cresceranno piante bellissime ma che dovevano stare nel bordo più fiorito del giardino.
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