Frequentando i giardini più disparati mi tocca spesso di calpestare ogni tipo di suolo e pavimentazione. Dalla terra battuta al porfido, dai fitti tappeti erbosi ai sassi di fiume, dai cocci vecchi al cemento armato, posso dire come molti di voi di aver sperimentato ogni tipo di massaggio plantare. L’eleganza di un giardino dipende innanzitutto dalle piante, ma subito dopo ci metterei le forme e i materiali che costituiscono i sentieri, le scale, i viali, e le pavimentazioni in genere; la ghiaia in particolare mi ha sempre affascinato. Sarà per lo scricchiolio e l’apparente inconsistenza che si avverte calpestandola, ma un vialetto o sentiero che si snoda candido e uniforme tra le bordure fiorite o nell’ombra di aceri e faggi, mi culla malinconicamente e mi infonde una calma serena. Non è dura pietra o anonimo cemento, ma nemmeno impegnativo prato; non si falcia periodicamente, non si concima, ma non è nemmeno costosa o impegnativa da installare come le lastre di Luserna* o gli autobloccanti. Certo una rastrellata di tanto in tanto è necessaria, sia per uniformare la superficie sia per radunare foglie morte e ramoscelli che l’andrebbero a ricoprire. Insomma una ramazzata di tanto in tanto e il sentiero tornerà nuovo. Se il lavoro iniziale di spargimento della ghiaia è stato fatto accuratamente e se il fondo lo si è preparato a dovere, il vialetto o sentiero potrà garantirvi lunghe passeggiate per decenni, al limite riportando ogni quattro o cinque anni del materiale di ripristino. Dopo avere “disegnato” il sentiero sul terreno vergine (con del gesso) è quindi molto importante operare come segue. Scavare il sentiero ad una profondità di 20 cm, anche meno se il substrato è duro o pietroso, spianando all’occorrenza il fondo per averlo il più possibile uniforme. Sui bordi del sentiero si possono posare dei cordoli di pietra, tufo o legno, osservando prima l’ambiente circostante per non discostarsene troppo con materiali “esotici”. Questi serviranno a non far sbordare la ghiaia sulle aiuole o sul prato intorno. Il passaggio successivo è quello di spargere un buon strato, diciamo di 6-7 cm di grossa ghiaia spezzata mescolata con argilla; questo tipo di materiale è il risultato dello scavo di molte cave in tutta Italia, grezzo e di poco costo viene venduto in Piemonte con il nome di “tuenan”. Per essere più precisi è ciò che si utilizza nei fondi stradali prima della catramatura. Lascia passare l’acqua in eccesso e tende a diventare molto stabile e duro con il tempo. Un rullo pesante aiuterà l’immediato compattamento prima dello spargimento della ghiaia vera e propria. Questa è da preferirsi di dimensioni simili a quelle di un pisello, magari arrotondata, perché molto più bella e pulita di quella frantumata, anche se meno stabile. La ghiaia completerà i rimanenti 10-12 cm, da rifinire con un rastrello con i denti non troppo larghi (non quello per ammucchiare il fieno, per intenderci) o una tavola di legno inserita su un manico.
*Luserna: tipica pietra pregiata cavata all’imbocco della Val Pellice.
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