La manutenzione del bordo misto.

Le piante perenni, soprattutto se giovani, difficilmente riescono a cavarsela da sole nella concorrenza con le selvatiche e agguerrite malerbe. Queste sembrano inventate da madre natura per non lasciare mai scoperta nessuna superficie e sono le uniche che senza tanti complimenti riescono in pochissimo tempo a colonizzare vaste superfici incolte, ma anche terre vergini lasciate scoperte dalle alluvioni e addirittura i brulli e rocciosi pendii vulcanici. Alle erbe infestanti andrebbe comunque tutto il nostro rispetto e sarebbe un’eresia sottovalutarne la potenza e fierezza. Anche quando le estirpiamo manualmente e crediamo di aver fatto un buon lavoro, le libere erbe degli incolti sembrano riemergere dal nulla ripresentando puntualmente i loro stoloni o le piccole e virulente spighette che appena toccate spargono come un affronto i minuti semi in tutte le direzioni. Vi sono però delle situazioni in cui le infestanti trovano qualche difficoltà. Una fitta e rigogliosa aiuola di perenni costituisce un buon banco di prova anche per loro. Molte infestanti sono delle annuali che se in primavera trovano i grassi cespi di perenni già fuoriusciti non fanno in tempo a sviluppare i loro semi, soprattutto se l’accorto giardiniere fa una prima sarchiata riuscendo ancora a passare agevolmente tra le varie specie in sviluppo. Quando poi in maggio giugno quasi tutte le piante hanno raggiunto la loro dimensione adulta, la penombra e la concorrenza idrica e alimentare non favorirà di certo le infestanti, anche se qualche guerriero ardito e veloce lo scopriremo continuamente. La pacciamatura con cortecce, attualmente una moda che non trova sempre un’efficace riscontro, soprattutto con le perenni erbacee, si potrebbe sostituire con del compost maturo fatto nell’orto o nell’angolo più recondito del giardino. Il compost è il miglior sistema per autoprodursi del fertilizzante che se distribuito nelle aiuole in buono strato (7-10 cm) svolge anche una efficace attività contro le malerbe. Però è incredibile che anche dopo anni di fertilizzazioni con il compost il livello dell’aiuola non cambi, o quasi. Sembra quasi che le piante ne traggano più del reale contenuto in minerali. Anche torba e fogliame secco rappresentano un buon sistema di pacciamatura e quindi di controllo delle infestanti oltre che di fertilizzazione. Il periodo giusto per la pacciamatura mirata al controllo delle infestanti è la primavera da marzo a fine aprile, dopo aver sarchiato il terreno tra le perenni. La concimazione di base con letame o compost può essere completata con cella cornunghia o guano in misura di 100-130 gr per metro quadro in primavera e autunno. Gli andamenti stagionali capricciosi rappresentano una continua difficoltà di programmazione per quanto riguarda l’irrigazione. Soprattutto in estate e negli ultimi anni la siccità ha stravolto la normale agricoltura, e il giardinaggio non è immune al fenomeno. L’aridità ha imposto talvolta la costruzione di piccole raccolte d’acqua e si dovrebbe ormai pensare regolarmente nella costruzione di una nuova abitazione all’interramento di capaci cisterne per l’acqua piovana. Le perenni sono generalmente molto robuste e sopportano anche lunghi periodi di carenza idrica, però se vogliamo mantenerle in salute e floride anche durante l’estate più calda si dovranno fare alcune abbondanti irrigazioni, soprattutto nelle ore serali, bagnando possibilmente sotto chioma. Le perenni alte e talvolta con fusti esili e fragili vanno sostenute con degli appositi tutori, costituiti prevalentemente da canne di bambù o da ramaglie spezzate. Quest’ultimo metodo non è dei più estetici, soprattutto quando le piante all’inizio della stagione sono basse, ma crescendo coprono con il fogliame la ramaglia tutrice mascherando tutto. Un modo simpatico per piantare le canne di bambù senza doverne disporre una per ogni stelo è quello di inserirle nel terreno in posizione obliqua, così che si incrocino l’una con l’altra, formando così una valida barriera tutrice. Ne basteranno poche per ogni macchia di Delphinium, Digitalis, Lupinus, Echinacea ecc. Molte perenni hanno dei cicli di fioritura piuttosto brevi, una bellezza intensa ma effimera che possiamo prolungare recidendo i fiori prima che vadano a seme. La ragione di vita di ogni pianta è la riproduzione, quando questa è raggiunta il vegetale ferma quasi totalmente la sua attività e nelle specie annuali deperisce e poi muore. Supportate dal terreno fertile, dall’irrigazione e dalle amorevoli cure del giardiniere le amate perenni prolungheranno così la fioritura quando non riescono (per mano nostra) ad ottenere il loro obiettivo di produrre semi. Un classico esempio è la Gaillardia aristata, questa simpaticissima e solare erbacea produce una profusione di fiori fin dalla metà della primavera, ma in estate tende a produrre tantissimi semi che cadono intorno. Se di tanto in tanto una mano veloce passa a staccare la sfioritura si avranno petali colorati anche fino a novembre. Non è il caso invece di molte campanule, aquilegie e astilbe, che non rispondono felicemente con una seconda fioritura. Quando arrivano i primi geli autunnali si potrà iniziare la ripulitura della bordura. Con un paio di cesoie affilate si taglieranno tutti gli steli secchi, sfioriti o appassiti, gettando il prezioso materiale sul compost. La fase successiva prevede la sarchiatura di eventuali erbacce rimaste sotto le chiome ad elemosinare luce e acqua. Spargendo foglie secche di latifoglia o compost si coprirà il terreno intorno alle perenni mantenendolo protetto dall’influenza dei geli invernali.

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