Ma dove sono?
Vivo in questo luogo perché mi piace veramente, o solamente perché qui sono nato o perché ci lavoro?
Se tutti approfondissero un simile pensiero, molti verrebbero presi dallo sconforto e rimarrebbero dove stanno, sconfortati a vita; altri (forse i più onesti con se stessi) negherebbero il luogo, le amicizie, il lavoro, e farebbero le valigie per una nuova vita. Insomma un bel problema. Se non ci fosse una terza e frequentatissima via: per una moderata felicità non rimane che l’adattamento a cui la specie umana ha sempre fatto affidamento, l’adattamento con stratagemma. Ritengo, a volte, che anche il giardino, seppur piccolo, sia un adattamento al vivere quotidiano, uno stratagemma per vivere abbastanza felici.
Mi viene in mente la sig.ra FG, una buona cliente ma anche un’ottima amica. Lei è super appassionata di piante e fiori. In famiglia è riuscita, non senza una strenua opera di convincimento, a porre tra le priorità famigliari la costruzione e il mantenimento di un bellissimo giardino. Lavora in un ospedale dove i ritmi sono serrati, i turni faticosi e anche se il lavoro piace e tutto sommato con i colleghi vige un buon equilibrio, innegabilmente questo non pare essere la realtà desiderata, o non più. Il suo desiderio era vivere a contatto con la natura oppure cucinare manicaretti. Fare l’infermiera è stata una sua libera scelta, eppure ora, a distanza di anni da quell’inizio, farebbe una vita ben diversa. Così lentamente sale lo sconforto a braccetto con la rassegnazione: l’età, la professionalità acquisita, la posizione sociale ecc, tutto contribuisce al mantenimento di uno status quo, pur nella consapevolezza che sarebbe ora di cambiare totalmente vita o perlomeno lavoro e casa, ma cambiare avrebbe avuto probabilmente un costo esagerato.
Quindi interviene l’adattamento: la nascita di una nuova attività nel tempo libero, o la resurrezione di una vecchia passione, un’arte, uno sport. Per la sig.ra FG. è stato il giardino, la vera folgorazione, un modo per dimenticare in quel poco tempo in cui trapianta e strappa erbacce lo stress del lavoro. Il giardino è stato il perfetto adattamento ad una vita non certamente infelice ma insoddisfacente si, stressante anche. Quel pezzo di terreno di collina tutto balze e sentierini è diventato il luogo segreto dove ritrovare se stessa, dove le verdure dell’orto possono ricevere la giusta energia di attenzioni umane per crescere floride e sane, i fiori (tantissimi e di tutte le varietà) stupire ogni passante e visitatore. Quel giardino è come la sua mente: colorato, pieno di sorprese, senza rigore alcuno se non il percorso dettato dalla conformazione del terreno collinare. Il giardino è diventato uno specchio perfetto delle sue vere intenzioni, un libro aperto sul mondo che realmente Lei avrebbe voluto. Quel giardino è il suo segreto rivelato, ciò che per scelte fatte prima, per professione, luogo di nascita ecc, non è mai stato possibile mostrare, rendere reale. In pratica: il costo per cambiare vita sarebbe stato troppo alto rispetto alla costruzione e costante manutenzione di un bellissimo giardino. Tutti noi abbiamo un giardino segreto che nessuno conosce, un luogo perfetto (per noi ovviamente) in cui vorremmo vivere, lavorare ed essere felici. Quel luogo sta prima di tutto nella mente, è la mente. Aprirla e fare in modo che altri vedano è un piacere infinito, soprattutto quando il veicolo è il giardino. In un luogo simile ci si sente finalmente liberi, e la natura acconsente e aiuta.
Qui si aprirebbe un nuovo capitolo, ma sarò breve. Sembra incredibile ma ho avuto modo di osservarlo più e più volte, ai veri appassionati di giardinaggio basta veramente poco per dimostrare il proprio feeling con il mondo vegetale, piantano un seme qualsiasi nel terreno più povero della loro terra e spuntano piante forti, tagliano un qualsiasi ramo e questo “caccia” germogli dovunque. Sembra che le piante lo sappiano e seguono il loro pifferaio magico fedeli e bisognose delle sue attenzioni. La sig.ra FG. quante volte mi ha detto frasi tipo: “pensa… ho rotto un ramo che spuntava dalla recinzione di villa “X”, vicino a Nizza, me lo sono portato per tutto il viaggio in treno (ramo di Ceanothus, mi pare) e dopo una settimana (che in quel tempo avrebbe dovuto essere bello che appassito) l’ho piantato nell’angolo sotto le rose. Un po’ d’acqua e pensa…dopo un mese aveva le foglie, guarda adesso come è bello.”
Magia? Fortuna (o “culo” come direbbe il mio amico Cristiano… sigh.. giardiniere anche lui)? Il famoso pollice verde? Forse, o molto più probabilmente le piante ascoltano, pensano e agiscono. Siamo noi a considerarle “vegetali” ma sappiano anche i più scettici che le piante hanno sensi simili ai nostri che alcuni studiosi affermano essere addirittura superiori, molto superiori. Il motivo è tutto sommato semplice: essendo le piante organismi quasi immobili hanno dovuto sviluppare altre strategie, metodi di sopravvivenza raffinati, per attraversare i millenni, le ere, e lo fanno benissimo. Sono loro i veri conquistatori e padroni del mondo (Verde Brillante, Stefano Mancuso).
Quindi il giardino rivela la mente di chi lo costruisce e lo ama. Il giardino dell’appassionato è una mappa mentale fatta di alberi, fiori, viali e aiuole, un percorso che un attento osservatore individua e comprende. Il giardino segreto rivelato è il luogo che la natura preferisce e favorisce, perché lì c’è vera passione e amore.
Purtroppo, il giardino segreto che rimane nella mente è un luogo dove non nasce nessun fiore, non diventa mutazione e nemmeno adattamento ma solo una brutta sopportazione.
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