Dovunque vado … vedo rosso.
Nulla di drammatico, posso gestire anche questo stress, ma mi dico e vi chiedo: non sarà troppo, tutto questo rosso? spalmato a piene mani come la nutella sul pane tostato. Buona certo, ma se è troppa viene il diabete, e non solo.
Rosso l’acero rosso (con la solita raccomandazione: “…che sia rosso da primavera all’autunno”), Rossa la photinia rossa, rossa la rosa, rossi i tulipani, gli ibischi, i garofani, le dalie e i pruni del viale (con la foglia rossa), il faggio nel pratino, la quercia del laghettino, il geranietto, tutte le bacche dell’autunno e perfino le erbe:”…sa quelle erbe che si muovono, che sventolano, sa quelle rosse.”
Ecco si, se posso, molto umilmente, molto discretamente e senza ansia alcuna: ma non siete stanchi di tutto questo rosso? che poi, rosso, il più delle volte è porpora scuro scuro.
Indubbiamente è di moda, o se si può ancora dire è trend, di tendenza, fa “figo”, o così si è fermamente convinti.
“L’ha visto l’acero rosso del farmacista”?
“si l’ho visto, come si potrebbe evitare, sta in mezzo al pratino, solo e striminzo…”
“però è bello”
“se piace”
“e le rose sulla piazza….le le…le sev, sev….”
“Cara Signora: Le Sevillana”
Penso che forse sono fuori posto, io sono fuori posto, probabilmente mi sono fermato qualche stazione prima e non sono ancora arrivato. Si insomma, Le Sevillana, ma avete presente quel rosso fanale di stop, ecco le Sevillana. Un fanale sempre acceso, un peperoncino piccante che sta bene con l’aglio ma se lo mettete dappertutto diventa sfondamento delle papille. Diventa infiammazione costante e cronica che vi brasa ogni altra sensazione. Ma così va il mondo, gusti, profumi, visioni: tutto deve essere spinto all’estremo dell’intensità, altrimenti non se ne accorge nessuno. Poi però, raggiunta l’estremità non resta che cadere. Faccio esempi. Avete presente le elaborazioni fotografiche di certi paesaggi. Tramonti esagerati con cromie che vanno oltre il reale. Certo, può accadere a chiunque di assistere una volta nella vita a simili scene, ma non tutti i giorni, tutto il giorno e ovunque, a molti Photoshop scivola di mano. Avete presente alcuni visi patinati e “lisiati” come chiappette di neonato, anche li, forse forse, si è esagerato di fotoritocco. Avete presente certi film: se non sono action movie non fanno bottega. O la musica: se non racconta devastazioni amorose, sangue e delirio, non l’ascolta nessuno; e la cucina (torniamo in cucina): elaborata come una formula uno, spettacolarizzata altrimenti non sa di nulla, passata al forno, poi in ghiacciaia, poi fritta e rifritta, poi zuccherata, poi bruciacchiata con la fiamma ossidrica, poi poi.
Piante, fiori, giardini, non sono da meno, tutti a correre dietro al colore esagerato, quindi al rosso. Ci stiamo abituando, nemmeno troppo lentamente, a sfogliare compulsivamente e morbosamente, immagini su immagini di ciò che propinano gli autori nei social (cioè noi…), immagini che i social propongono di filtrare all’inverosimile: più colore più gusto, più gusto più dopamina… per il piacere infinito.
Sono promesse di un Nirvana che però non arriva mai, una carota che gli asini seguono convinti di aver preso il giusto sentiero. Il flauto magico che topolini invaghiti da un suono senza tempo ascoltano fino a non conoscere più chi sono. Ecco, non vorrei esagerare ma quel “Total Red” mi pare proprio l’ennesimo stupefacente, la drogherella fatta apposta per i pseudo giardinieri a corto di idee, per progettisti dalla proposta rapida ed efficace (sempre quella).
Maurizio Zarpellon
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