L’istinto del giardiniere appassionato lo conduce spesso a commettere errori, non molto gravi ma che rappresentano perdite di tempo. Arrivate le prime nebbie e quella poetica ma micidiale brina che caratterizza le serene notti dell’autunno avanzato, i bordi misti e le aiuole di erbacee perenni virano i colori sulle tonalità del giallo e dell’ocra. Il segnale è inequivocabile, l’inverno è alle porte e le amate piante hanno trasferito le ultime energie sugli organi di riserva, sulle radici e sulle gemme sotterranee, per prepararsi al lungo letargo. Il giardiniere in questo periodo è trascinato dalla sua stessa voglia di fare: mondare foglie secche, strappare inutili steli appassiti e tagliare tutto ciò che morbidamente si è abbandonato sul terreno. Pulire è la parola d’ordine ma non sempre è utile. Anche molti sacri testi, quelle voluminose bibbie che sostano ormai stabilmente sul bordo del comodino da letto di ogni giardiniere che si rispetti, a testimonianza dell’avvenuta cronicità della passione, consigliano quasi sempre di ripulire aiuole e bordi misti in questa stagione. Eppure mi sento di contraddire: foglie appassite e fiori gelati andrebbero lasciati al loro destino, almeno fino alla fine dell’inverno. L’inverno potrebbe trascorrere relativamente mite, come spesso negli ultimi anni, ma se svelasse le sue vere potenzialità di freddo e vento, con minime da stupire perfino gli orsi polari, allora anche un po’ di fogliame rinsecchito farebbe la differenza e aiuterebbe sicuramente la parte dormiente ma vitale della pianta ad evitare la morte. Dal punto di vista estetico non molti saranno d’accordo, si tratta pur sempre di piante secche, avvizzite, fantasmi dei trionfi colorati della bella stagione. Eppure certe tessiture sanno offrire ancora molto a chi sa osservare, trame e ricami che nelle ore del tramonto s’infuocano di rosso e giallo che ricoperte della brina del mattino diventano segni grafici d’incomparabile fascino, un peccato sbarazzarsene di fretta.
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